Legambiente critica
sugli interventi del Consorzio di Bonifica nel Comune di Murlo
Negli ultimi anni il
territorio del Comune di Murlo, insieme ad altre località della val
d’Arbia, è stato ripetutamente investito da eventi climatici
estremi, con conseguenti piene che hanno messo in sofferenza molte
aree: in particolare le zone della “Miniere di Murlo” e la
“stazione della Befa” lungo la linea ferroviaria Siena-Grosseto,
più volte interrotta dalle piene generate dai torrenti Crevole e
Crevolicchio.
Stiamo parlando di
ambienti di estremo valore ambientale contigui al sistema delle
riserve naturali della nostra Provincia. Pagine del suo diario
geologico aperte alla nostra lettura e palestra di studio della
nostra Università. Colline e corsi d’acqua di estremo interesse
naturalistico e paesaggistico, già oggetto, in un non lontano
passato, di una respinta previsione di sfruttamento turistico che
prevedeva la realizzazione di alcuni villaggi turistici nella zona
delle Miniere e lungo il torrente Crevole. Anche allora, nonostante
la forte sollecitazione, prevalse la volontà di conservarne
l’enorme valore ambientale.
I cambiamenti climatici
di cui siamo testimoni, uniti alla particolare conformazione della
zona e ad una gestione del patrimonio boschivo soggetto a massicci
tagli, ne stanno mettendo però a dura prova la sua tenuta
idrogeologica.
Il Consorzio di Bonifica
6 Toscana Sud, su sollecitazione del Comune e ricorrendo a fondi
europei integrati da contributi regionali, ha recentemente ottenuto
l’autorizzazione per realizzare una serie di briglie: punti di
scorrimento delle acque che prevedono alcuni tratti di
pavimentazione del letto dei torrenti con a lato pareti artificiali
realizzate con grossi massi, fra loro cementati. Opere di classica
ingegneria idraulica che dovrebbero controllare la velocità delle
piene e rallentarne il trasporto di sedimenti, mettendo così in
sicurezza le due località.
Purtroppo, secondo
Legambiente, i previsti interventi non assicurano affatto la
sicurezza a valle delle persone e delle cose. Certi e irreparabili
saranno invece i danni ambientali ai due corsi d’acqua, le cui
sponde sono in continua evoluzione , con opere del tutto inadeguate
ad ambienti dal così fragile equilibrio idrogeologico. Pensare di
ridurne con briglie la potenza che essi sviluppano durante le piene
è illusorio e comunque non efficace a limitare i danni valle.
Il vero problema non sono
tanto gli improvvisi aumenti di portata, quanto i restringimenti
costituiti dai due ponti nella zona delle Miniere. Essi
rappresentano il maggiore ostacolo contro il quale si abbattono e si
infrangono le piene, che provocano gli allagamenti della frazione .
Perché non spostare a
monte quei due collegamenti stradali, allargando così la zona
d’incontro dei corsi d’acqua e assicurare un miglior deflusso a
valle delle piene? Perché non utilizzare quelle importanti risorse
concesse dalla Comunità Europea e dalla Regione Toscana, invece che
per la realizzazione delle briglie nei due corsi d’acqua, per una
modifica del tracciato della strada per la frazione delle “Miniere”?
I servizi che si trovano nell’attuale attraversamento potrebbero,
magari, essere abbassati in una passerella a raso a livello del greto
del torrente.
Problematiche simili
nella zona della Stazione della Befa. Nei vari lavori di ripristino
della linea ferroviaria si è ragionato anche qui con la logica dei
muri in cemento a protezione del rilevato dei binari. Era invece
possibile approfittare della lunga interruzione e del cantiere per
aumentare i varchi al di sotto della linea ferroviaria e permettere
un più facile passaggio della piena verso il vicino Ombrone.
In entrambe le situazioni
continuiamo ad illuderci di governare le forze si sviluppano, in
presenza di precipitazioni eccezionali, con la rigidità delle opere
di contenimento. Vanno invece lasciate loro ampie zone di sfogo
riducendo le strozzature causate dai vari attraversamenti stradali e
ferroviari.
Siena 15.06.2017
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